04 Febbraio 2025
Una chiocciolina che risale tenacemente la china di un tessuto sfrangiato. È l’immagine di copertina del libro « Un avenir à tisser : pour un textile bon, sain, propre et juste », edizione francese pubblicata da Cohen & Cohen, del libro « Vestire buono, pulito e giusto – Per tornare a una moda sostenibile”, scritto da Dario Casalini, promotore della rete Slow Fiber. Con una prefazione a firma di Carlin Petrini, fondatore del movimento globale Slow Food, il libro si può considerare un «embrione» del manifesto di Slow Fiber, contiene dati di scenario importanti per dare la giusta dimensione all’impatto che la moda, come il cibo nel caso di Slow Food, ha sulla vita delle persone e del pianeta.
Comprenderne l’impatto attuale, capirne le storture e cercare il percorso per tornare a modelli di produzione e di consumo più sostenibili è l’obiettivo di Slow Fiber, che ha tra le sue missioni principali di educare il consumatore affinché possa compiere scelte più consapevoli.
Sappiamo che la strada è in salita, come quella della chiocciolina sulla copertina del libro, ma la meta è troppo importante perché, come si legge nel libro: “Vestirsi è un bisogno fondamentale dell’uomo ed è anche la sua più immediata manifestazione esteriore nel rapporto con gli altri […] Il bello non è solo un’affermazione individualistica di sé, è una forma di esercizio del diritto alla felicità, che richiede il rispetto dei diritti altrui e la salvaguardia dell’ambiente e della natura che ci ospitano. Il bello è quindi legato al sano, al pulito, al giusto, al durevole, quali caratteristi che di sostenibilità della filiera tessile, attraverso la quale è realizzato l’abito che indossiamo.”